Il Torchio di Messasca

La pressa di Messasca, conservata in un buio e angusto vano, è la più interessante della valle, anche se, sommersa da una gran quantità di masserizie, è quasi impossibile fotografarla o solo vederla per intero. Fortunatamente la buona qualità delle sue parti e le ottime condizioni della baita che l'ospita hanno permesso il suo splendido stato di conservazione. La macchina ha torchiato vinacce, ininterrottamente, fino al 1984.
Il pressoio, composto da quattro travi di castagno, è lungo m 8,40 (tra i più lunghi dell'Ossola) con sezione di cm 60 x 60, e presenta guance applicate con chiodi. Sul lato frontale sono incise date e sigle: sulla trave superiore G.B.C.O. MDCCXCVIII, sull'inferiore M 17...8 AP (il terzo numero è coperto da una reggia di ferro). Alla base dei piantoni di sicurezza (anteriori) è incisa due volte la data 1729: su quello di sinistra è semplicemente incorniciata; su quello di destra, tra le cifre, è inserito il monogramma di Cristo (17 IHS 29) sormontato dalla croce. Il grande e massiccio dado è fissato al pressoio con due catene (come a Comparione e a Ca' Monsignore); la vasca è eccezionalmente costituita da un'unica lastra di granito, scolpita e incavata, poggiante su di un'ara in muratura. Anomalo è anche l'uso di un prisma granitico come traverso anteriore (mentre il posteriore è costituito da una normale trave), nel quale sono state ricavate le sedi per i piantoni. Il torno, di sezione quadrata (con due fori rettangolari), è imperniato sul contrappeso di forma cubica. È presente la catena forgiata (a quattro bracci), con impugnature, che è servita per il posizionamento del contrappeso.